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Tra le opere di Moncrif, gli Essais sur la nécessité et les moyens de plaire (noti come L'arte di piacere) sono quella che conobbe maggior successo ai suoi tempi, e che al lettore di oggi può ancora offrire uno dei modi migliori e più suggestivi per penetrare nello spirito dei salotti e delle corti settecentesche. Essa non è solo un manuale di buone maniere per gentiluomini (e, nella sua seconda parte, un trattato di pedagogia per futuri gentiluomini): attraverso uno stile di grande scorrevolezza e levità, Moncrif espone una vera e propria filosofia della socievolezza, intesa appunto come "arte di piacere". Malgrado l'elegante disinvoltura dell'esposizione, quella che Moncrif finisce per tratteggiare è un'immagine della vita sociale (che è piuttosto un ideale), i cui valori sono quelli della cortesia e del buon gusto: in essa, l'amabilità, la disponibilità nei confronti degli altri, il rispetto per il loro amor proprio costituiscono gli elementi di un'"arte di vivere", che esprime, al contempo, una precisa visione del mondo, dove la fraternità non è né un precetto religioso, né un utopico progetto rivoluzionario, ma una questione di buona creanza. Nella società odierna, dove i rapporti tra uomini assumono ogni giorno di più il carattere brutale della competizione e dello scontro, L'arte di piacere di Moncrif acquista, per contrasto, un'attualità che esige di essere meditata.